Il corpo e i luoghi dell'Anima: il blog di Pino Tartaglia Psicologo Psicoterapeuta-Avvocato-Scrittore-Blogger ha come punto di riferimento il principio unitario di Identità funzionale tra psiche e corpo di W. Reich
venerdì 30 maggio 2014
Un pò di psicosomatica: occhi e mani
In una seduta inziale di tipo dimostrativo in uno dei gruppi di consapevolezza psicosomatica proposi ai partecipanti di entrare in contatto tra loro cercandosi negli occhi e trovare corrispondenza nelle sensazioni delle mani. Naturalmente, la tipologia degli sguardi e le strette di mano furono uno spettacolo sotto i nostri occhi: occhi spinti fuori dalle orbite e mani "ritirate", occhi timorosi e mani fredde, occhi lucidi pupilla rimpicciolita e mani calde , occhi sbarrati e mani a moncherino, occhi apparentemente sorridenti e mani dure. Mani che stringono a tenaglia facendoti male per dirti "ti tengo in pugno" con la forza ed il dominio. Mi ha colpito molto un quarantenne di bella presenza, tipo sportivo e seducente, che si avvicinava ad ogni donna con occhi tendenti alla penetrazione, sguardo invasivo-seduttivo tale da provocare disagio nell'interlocutore. Per questa persona non era importante incontrare l'altra persona (la donna), ma provocare un effetto seduttivo possessivo che lo confermasse nel suo ruolo di irresistibile "sciupafemmine". Sembrava meravigliato se qualcuna scappasse da quella "trappola psicosomatica" ritirando occhi e mani. Mi bastò dirgli semplicemente " dove pensi di arrivare, od ottenere con quegli occhi? " . Era troppo dentro e pieno di sè per continuare, si dileguò.
Occhi e sguardo
Il punto " focale" del lavoro dei gruppi di consapevolezza psicosomatica giunti a conclusione in questo mese.
Avere occhi è fondamentale per esserci nella realtà , nel proprio corpo. Incontrarsi negli occhi è il punto di partenza per incontrarsi con le mani, con il battito cardiaco ed incontrarsi anche sull'eros. E' fondamentale però apprendere il "come" dei nostri occhi. Uno sguardo rigido coglie pezzi parziali del mondo, uno sguardo seduttivo coglie solo chi è pronto all'ammirazione, uno sguardo eccessivamente mobile non focalizza l'istante, l'attimo della vita; un occhio ritirato dentro, vive nel passato, non può cogliere la vita che si muove nel presente, l'occhio spento è di chi è rassegnato al dolore, la pupilla dilatata porta dentro un terrore antico nella propria storia. Occhi luminosi, pupilla rimpicciolita e vivacità dello sguardo sono invece espressione di un respiro ampio e aperto della personalità in contatto vero e autentico. Abbiamo lavorato sul sistema neuro-psico-vegetativo stimolando l'asse oculo-diaframmatico-bacino- gambe- piedi. Essere adulti e non proiettivi ! dobbiamo entrare nell'esperienza della disidentificazione! altrimenti, con i nostri occhi, o diventiamo simbiotici ( ci perdiamo nell'altro) o aggressivi per difenderci dall'altro! La giusta distanza è della persona matura emozionalmente che focalizza bene lo sguardo e riconosce "altro" dalle sue proiezioni. L'amore parte da quì : riconoscere ed accettare l'altro così com'è.-
Avere occhi è fondamentale per esserci nella realtà , nel proprio corpo. Incontrarsi negli occhi è il punto di partenza per incontrarsi con le mani, con il battito cardiaco ed incontrarsi anche sull'eros. E' fondamentale però apprendere il "come" dei nostri occhi. Uno sguardo rigido coglie pezzi parziali del mondo, uno sguardo seduttivo coglie solo chi è pronto all'ammirazione, uno sguardo eccessivamente mobile non focalizza l'istante, l'attimo della vita; un occhio ritirato dentro, vive nel passato, non può cogliere la vita che si muove nel presente, l'occhio spento è di chi è rassegnato al dolore, la pupilla dilatata porta dentro un terrore antico nella propria storia. Occhi luminosi, pupilla rimpicciolita e vivacità dello sguardo sono invece espressione di un respiro ampio e aperto della personalità in contatto vero e autentico. Abbiamo lavorato sul sistema neuro-psico-vegetativo stimolando l'asse oculo-diaframmatico-bacino- gambe- piedi. Essere adulti e non proiettivi ! dobbiamo entrare nell'esperienza della disidentificazione! altrimenti, con i nostri occhi, o diventiamo simbiotici ( ci perdiamo nell'altro) o aggressivi per difenderci dall'altro! La giusta distanza è della persona matura emozionalmente che focalizza bene lo sguardo e riconosce "altro" dalle sue proiezioni. L'amore parte da quì : riconoscere ed accettare l'altro così com'è.-
giovedì 22 maggio 2014
Lo Psicosigaro, questo sconosciuto......
Vive in una nuvola artificiale di fumo che marca il territorio con quell'invasivo ed asfissiante odore. Vuole sembrare la quintessenza dell'uomo, l'uomo "che non deve chiedere mai". In realtà puzza di solitudine! Il messaggio è chiaro: "se volete avere a che fare con me piegatevi alle mie condizioni". L'espressione del viso porta talvolta i segni dell'arroganza e dell'egoismo. Non di rado veste i panni dell'intellettuale d'avanguardia, al di sopra delle vicende umane con un aplomb di tipo teatrale. Se accenni ad una protesta ti mette in angolo con osservazioni, motivazioni ed atteggiamenti anche sottilmente sprezzanti. Ti osserva e giudica dall'alto della sua nuvoletta di fumo. Il Sig. Psicosigaro opera uno spostamento del fallo dai genitali (autoaffermazione) alla bocca ( danza esibitoria del sigaro ) nel vano tentativo di darsi sicurezza e supremazia nei rapporti umani. In genere costringe la sua donna o altri che convivono con lui a subire la sua presenza-prepotenza egoistica, spesso capricciosa ed infantile. Non di rado associa al sigaro l'alcool, il gioco ed altre compensazioni rassicuranti. Ho visto un sig. psicosigaro redarguire severamente una signora che gli aveva semplicemente espresso il suo disappunto per l'odore del sigaro semispento sprigionato in ascensore. Naturalmente non tutti i fumatori di sigaro sono fatti così! Ci sono anche cari amici che si preoccupano di te "tra una nuvoletta e l'altra"
martedì 20 maggio 2014
Facciamo ancora un pò di chiarezza su rapporto compensativo e rapporto complementare
C'è differenza tra un rapporto compensativo ed un rapporto complementare.
Un rapporto compensativo non è un rapporto complementare. Il rapporto compensativo si basa su aspetti immaturi della personalità, parte in "perdita", l'energia di ognuno colma i vuoti dell'altro. Siccome i vuoti di personalità sono "buchi neri" il rapporto si esurisce ad un livello energetico basso che porterà poi scompensi anche sul piano dellla salute! Il rapporto complementare nasce, invece, sul mettere insieme le proprie energie e va nella direzione della costruzione di un modo nuovo e creativo di essere insieme al mondo. Quelli che hanno buchi neri succhiano da vampiri energetici fino al midollo il proprio partner.
lunedì 19 maggio 2014
Ancora sull'amore...o meglio, sulle "lamentele d'amore"
Sento spesso le solite lamentele sull'amore! mi ha lasciato e non so perchè; non mi sono accorta che era finita; amo ma è sempre l'altro che smette di amarmi; in amore vince chi fugge ( come se fosse una gara competitiva); cercare l'altra metà della mela: sono tristi "refrain" di chi cerca ostinatamente fuori di sè quello che non vede dentro se stesso. L'innamoramento spesso nasce su queste basi, ti innamori quando cerchi attraverso l'altro santificato ed idealizzato ciò che manca a te! Se vuoi un amore maturo, adulto, completa prima te stesso
domenica 18 maggio 2014
Il tempo
Il
tempo stabilisce quando e con chi tornare? NO! Questo è il tempo del
passato morto! Il tempo vivo spinge la linea degli eventi
nell'irreversibilità, non si torna indietro si può solo cambiare, ma
nella direzione della freccia del tempo!
La mente non sa nulla dell'amore
"l'amore non è mai sprecato, non si da col salvagocce o si misura col
cronometro, l'amore non si conserva; l'amore è quando c'è ! anche se hai
amato per un minuto hai avuto tutto! E' la mente che rimugina, si
rivolge al passato, fa paragoni, che chiede sempre, che sottilizza, che
analizza, rimpiange, che chiede l'assoluto e l'eternità! Ama quì, ora
chi c'è, lì con te! Il resto non c'è è solo mente che mente."
martedì 13 maggio 2014
Crisi e degrado: Il fascino del degrado.
Diceva Pessoa, ciò che ci
sconfigge, che ci annichilisce, che ci rende impotenti e fragili sta celebrando
la vittoria della nostra essenza… La crisi, quindi come momento di
cambiamento e di evoluzione di un sistema vivente.
Tuttavia occorre fare una
distinzione tra crisi e degrado involutivo. La crisi diventa la perdita di
equilibrio di un sistema vivente, in questo caso il sistema “vivente uomo”. Nel
degrado, invece, vi è l’abbassamento di funzionamento del sistema, quindi un
depauperamento della personalità e dello scambio materia energia con
l’ambiente. L’individuo in degrado assume un aspetto e una connotazione a tinta
depressiva: la trascuratezza non è un segnale di diversità o di cambiamento ma
l’incapacità a prendersi cura di se stessi e di relazionarsi con il mondo e con
la realtà. Non di rado le persone che scivolano nel degrado, hanno alle spalle
una storia familiare difficile con
rapporti genitoriali oppressivi e
violenti , scelgono stili di vita ideologici lontani da vere responsabilità
sociali, lavorative ed affettive e vivono un po’ ai margini del sociale con
coperture di moda di tipo alternativo anche new-age che fanno da coperta
superficiale dello stato depressivo profondo. Confondono la mentalizzazione-idealizzazione
con gli stati di coscienza. Spesso può
anche associarsi a questo stato l’uso di strumenti da “sballo” per colorare in
maniera anticonformista una posizione di perdita di capacità di confronto.
Nella cultura giovanile la ricerca del degrado può essere un’esperienza di
conoscenza e come tale viene metabolizzata nel processo di crescita
adolescenziale, il degrado di fatto ha un suo fascino e come tale suggestiona e
crea sistemi di pensiero idealizzanti e libertari. Superata la soglia
adolescenziale siamo alla ricerca anacronistica del “tempo perduto”: il tempo
passato non vissuto si sostituisce all’incapacità di vivere il tempo presente.
lunedì 5 maggio 2014
Dignità ed orgoglio
sabato 3 maggio 2014
Colpe , punizioni, autoflagellazioni e pentimenti : basta con questo retaggio arcaico e nefasto
Riconoscere di aver sbagliato non c'entra con l'umiliazione nè
col pentimento, e nemmeno con la redenzione: questi sono residui
arcaici della colpa dell'inferno che purtroppo in molti risuona ancora
tristemente. Tutti abbiamo diritto allo sbaglio , all'errore, essi fanno
parte delle esperienze della vita affettiva, lavorativa e sociale. Il
vero problema è quanto giudizio severo ci è stato inculcato nella psiche
nella nostra educazione familiare e sociale? Crescere è venir fuori dal
tormento della colpa che affonda le radici non solo nell'ambiente
familiare ma anche in un malinteso senso della religiosità. Esistono
relazioni affettive che ci coinvolgono, punto! e questo comporta
"normalmente" fare errori e farsi del male , ma poi anche il
riconoscersi (non pentirsi, altro residuo sinistro) ed il ritrovarsi.
Errare humanum est.
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